Pirogassificatore a Pomaretto

Dal comitato NO PIRO di Pomaretto riceviamo e volentieri divulghiamo con piena solidarietà:

A Pomaretto è in progetto la realizzazione di un pirogassificatore della potenza di 200 kWe, che sorgerà nella zona del mattatoio comunale. In breve, in impianti di questo tipo la biomassa (in questo caso cippato di legno) viene trasformata in una miscela di gas (syngas) che, dopo complicati processi di depurazione a stadi, è usata per alimentare grossi motori a combustione interna cogenerativi. Si tratta di impianti il cui scopo primario è produrre corrente elettrica (i motori sono abbinati ad alternatori), attivi tutto l’anno con grande consumo di legno vergine, inefficienti nella produzione di calore che altro non è che un semplice sottoprodotto d’impianto (viene parzialmente recuperato dal circuito di raffreddamento dei motori stessi e/o dai gas di scarico, per poi essere immesso in una rete di teleriscaldamento e venduto). Tecnicamente ancora non maturi, i pochi pirogassificatori oggi esistenti in Italia sono soggetti a frequenti guasti e malfunzionamenti.

Per entrare nel merito della questione, occorre innanzitutto notare che l’impianto rappresenterà una nuova sorgente di emissione continua in atmosfera, che non sostituirà quelle di riscaldamenti domestici convenzionali poiché affiancherà semplicemente la centrale termica a metano che alimenta l’esistente rete di teleriscaldamento, per la quale non è prevista alcuna estensione rispetto ad oggi. Ciò al prezzo di un nuovo impianto che sarà:

  • molto più complicato da gestire;
  • in funzione a pieno regime 8.000 ore all’anno, per i prossimi 25 anni;
  • con emissioni fortemente dipendenti dalla complessa ottimizzazione d’impianto e, soprattutto, dall’efficienza (e costanza nel tempo) del sistema di abbattimento catalitico degli inquinanti allo scarico.

 

Sotto queste premesse, è chiaro che il progetto comporterà vantaggi certi per un solo soggetto: la ditta privata che lo realizzerà e gestirà, il cui investimento sarà ben remunerato dalla vendita al GSE (Gestore dei Servizi Energetici) della corrente elettrica prodotta a prezzi molto appetibili, in ragione dell’attuale incentivazione pubblica sui kW cosiddetti “verdi”: il vero motore che spinge la realizzazione di queste centrali.
Alla popolazione resteranno invece gli aspetti negativi, altrettanto certi: emissioni in atmosfera (per impianti di questo tipo e potenza non è peraltro previsto, per legge, alcun controllo in continuo delle emissioni da parte dell’ARPA, bensì, al massimo, un semplice regime di autocontrollo da parte del gestore stesso dell’impianto); odori (cippato umido stoccato e processo di essiccazione); traffico veicolare pesante nelle vicinanze di scuole e abitazioni; rumore. Aspetti negativi cui una modesta compensazione economica (un po’ di eventuale risparmio sul teleriscaldamento) non può a nostro parere sopperire. Riesce in ogni caso difficile ipotizzare risparmi sostanziali e generalizzati sul riscaldamento per tutte le utenze attualmente connesse alla rete grazie alla realizzazione del pirogassificatore, neppure se il calore fosse regalato (cosa non possibile). Ciò per una semplice questione di potenze in gioco, il pirogassificatore ha infatti una potenza termica che è pari a meno del 10% di quella nominale dell’attuale centrale a metano cui si intende collegarlo: poco più di 200 kW, contro i 2.700 kW (dati PAES Pomaretto) di quest’ultima. I conti son presto fatti.

La qualità dell’aria, la salute dei cittadini

A questo proposito vorremmo semplicemente riportare quanto emerso nella seduta pubblica del 12 Dicembre 2014 tenutasi a Pomaretto, durante la quale alcuni medici presenti hanno spiegato che, malgrado i filtri, l’emissione di nano-particelle impercettibili non potrà essere in nessun modo scongiurata. Vi sono evidenze, spiegano i medici dell’ ISDE (Medici per l’Ambiente), del fatto che l’esposizione prolungata nel tempo a concentrazioni anche piccole di particolato sottile può incrementare l’insorgere di alcune patologie, soprattutto a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare. Inoltre, trattandosi di un impianto in cui avviene pur sempre una combustione, un pirogassificatore emette numerosi altri inquinanti a parte le polveri. I principali: monossido di carbonio (CO, presente in grande quantità già nella miscela di gas prodotta dal processo di gassificazione del legno, tossico, può causare sonnolenza ed emicrania), ossidi di azoto e di zolfo (NOx e SOx, irritanti per le vie respiratorie), idrocarburi volatili incombusti (tra i quali gli IPA, Idrocarburi Policiclici Aromatici, alcuni dei quali sospetti cancerogeni).

L’impatto sui boschi

Stando a quanto affermato da Amministrazione comunale e ditta proponente, il pirogassificatore prevede di consumare oltre 12.000 quintali di legno cippato a grado di umidità naturale all’anno, da reperire dalle risorse boschive locali. Una quantità che ben poco avrà a che fare con una semplice “pulizia dei boschi”: si tratterà di un vero e proprio taglio industriale. Le stesse stime della disponibilità di biomassa su cui sono stati basati i piani di approvvigionamento per la centrale appaiono decisamente ottimistiche, fatte considerando indistintamente proprietà comunali e private delle intere Valli Germanasca e Chisone, i cui fragili versanti mal sopporterebbero operazioni di taglio su larga scala e le attività connesse. Il tutto in un periodo in cui i tagli boschivi sono già in forte ripresa in ragione dell’aumento della richiesta di legname a scopo focatico, che in questi ultimi anni è andato crescendo e a cui l’ingente approvvigionamento dovuto al fabbisogno della centrale andrà ad aggiungersi e competere. Con prevedibili effetti negativi a livello paesaggistico e naturalistico.

Al primo pirogassificatore, ne seguirà un altro

Il pirogassificatore che verrà realizzato nella zona del mattatoio di Pomaretto è solo il primo dei due previsti dal progetto complessivo: è infatti in ipotesi la realizzazione, a seguire, di un secondo impianto del medesimo tipo, ma questa volta ben 5 volte più grande (1 MWe contro i 200 kWe del primo), che sorgerebbe nella zona della macerazione dell’ex-Filseta, all’Inverso di Perosa Argentina. Stante quanto detto per l’impianto del mattatoio, è facile dedurre che le criticità relative a questo secondo impianto saranno ben maggiori, in ragione delle dimensioni quintuplicate. Ciò soprattutto per quanto riguarda gli effetti sulla qualità dell’aria nelle zone di Perosa Argentina e Pomaretto e sull’ambiente boschivo delle Valli: fatte le debite proporzioni, per alimentare questa seconda centrale servirebbero come minimo 60-70.000 quintali di legno vergine ogni anno. Con la pretesa di reperirle in zona. I forti dubbi che già sussistono relativamente alla disponibilità del legno per alimentare la prima centrale con le sole risorse locali diverrebbero certezze, come certo sarebbe l’impatto tutt’altro che sostenibile.

 

Per questi motivi, la raccolta firme a sostegno della campagna di sensibilizzazione contro la realizzazione del progetto pirogassificatori continua.

Contatti: nopiro_pomaretto@libero.it

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